La manovra sarà legge il prossimo 23 dicembre, antivigilia di Natale. Ma subito dopo le vacanze (le Camere riapriranno dopo il 10 gennaio) per il governo Monti si tratterà di mettere subito mano a quello che questa manovra non è riuscita a concludere: liberalizzazioni, riforma del lavoro, tagli alla casta, eventuale patrimoniale. Misure che saranno contenute in provvedimenti distinti, in modo da poter avviare, in molti casi, una concertazione profonda con le parti coinvolte, evitando il più possibile strappi o movimenti tellurici a livello politico. Altro, però, è quello che preoccupa il governo (e il Quirinale). La maggioranza che sostiene l’esecutivo, come si è visto nel voto alla Camera di venerdì, è tutt’altro che solida. Le minacce, per niente velate, che arrivano dal Pdl così come da Di Pietro, non fanno intravedere un tranquillo proseguimento dell’opera di Monti fino a fine legislatura. E Monti lo sa.
SUPER MANOVRA ENTRO APRILE – Così l’altro giorno al Quirinale, il Presidente del Consiglio si sarebbe lasciato andare ad uno sconcertato “così non si va avanti”, subito rintuzzato da Napolitano con un “allora facciamo presto”. Ecco, per mettere davvero in salvo i conti italiani prima di una (prossima) campagna elettorale che si annuncia senza esclusione di colpi bisognerà fare ancora qualche passo importante sul fronte economico. A quanto si apprende, allo studio dei tecnici del ministero dell’Economia (ma anche sotto la lente dell’intero governo, seppur per fasce diverse a seconda delle competenze) ci sarebbe una nuova manovra economica da fare entro fine aprile, prima della celebrazione di un’importante asta dei bot. La cifra che viene sussurrata nei corridoi dei palazzi della politica è raggelante: 40 miliardi di euro. Difficile pensare dove potrà essere individuata questa cifra, viste anche le resistenze della politica (e la minaccia di Berlusconi di “staccare la spina al governo a fine gennaio”, almeno secondo quanto raccontato da Nucara e Rotondi), ma la priorità di Monti sembra quella di rispondere appieno almeno ad uno dei punti contenuti nella lettera inviata dalla Bce al governo Berlusconi a fine luglio scorso e mai ritirata: abbassare il più possibile il debito pubblico.
CHIUDERE LA VORAGINE-DEBITO PUBBLICO – A ottobre la voragine del debito pubblico italiano ha raggiunto quota 1.909,192 miliardi di euro, oltre il 120% del Pil, comunque il doppio di quanto previsto in ogni trattato europeo. Dunque, archiviata la manovra, che è servita – secondo i tecnici del ministero del Tesoro – a “pagare almeno una parte degli interessi”, per il governo Monti si apre,quindi, la prima vera sfida. E’ un imperativo a cui l’Italia non può fuggire e nel governo si punta ad una riduzione graduale del 10, massimo 20%, il modo da raggiungere quota 100% del Pil. Un obiettivo ambizioso, che necessita della raccolta di una cifra enorme. La stessa, a detta dei tecnici del Tesoro, che si sarebbe potuta ottenere attraverso una massiccia patrimoniale unita ad una Tobin Tax di altrettante, robuste, proporzioni. Il problema è che entrambe le misure sono impossibili da varare nella composizione politica dell’attuale Parlamento. In poche parole: la maggioranza (ora costituita da Pdl, Terzo Polo e Pd) una patrimoniale davvero incisiva non la voterà mai. Nel Pdl la convinzione è granitica, in zona Casini e Bersani molto meno, ma comunque il governo si troverebbe con numeri troppo traballanti. E anche la minaccia della Tobin Tax, sventolata l’altro giorno da Monti durante la seduta fiume al Senato della scorsa settimana, è sembrato più un modo per intimorire le forze politiche piuttosto che un’idea concreta da perseguire. D’altra parte Monti, sempre a palazzo Madama parlando con i suoi, si era lamentato del fatto che “con queste forze politiche il dialogo è praticamente impossibile, facciamo quello che possiamo, ma non so fino a che punto potremo arrivare”.
IMMOBILI DELLO STATO IN VENDITA – Di certo, Monti non mollerà comunque l’idea di “salvare l’Italia”, anche a costo di imporre nuove misure fortemente impopolari. E una è in fase di progettazione. Tra marzo e aprile (ovvero prima dell’ultima asta dei titoli nazionali) gli italiani potrebbero essere chiamati ad anticipare gli incassi delle complesse dismissioni e alienazioni degli immobili pubblici. Sulla carta è anche previsto un rimborso da parte dello Stato o una detrazione della cifra sborsata. Si sta parlando, ovviamente, di qualcosa che, al momento, è nella prima fase di elaborazione, visto che mai prima si è anche solo ipotizzato una dismissione su così ampia scala del patrimonio pubblico così come, invece, sarà necessario fare nel prossimo futuro. E in una situazione di forte crisi economica che potrebbe non garantire allo Stato la possibilità di “vendere bene” gli immobili per mancanza di liquidità generale. Si sta parlando, comunque, di oltre 543 mila unità immobiliari di proprietà dello Stato, per oltre 222 milioni di metri quadrati, per un valore che oscilla tra 239 e 319 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti 776 terreni, per oltre 13 miliardi di metri quadrati, che valgono tra gli 11 e i 49 miliardi (le stime sono della commissione Finanze della Camera) e che però non si sa se verranno messi all’incanto come gli immobili. La cifra che, infatti, ipotizzavano fonti governative come possibile “introito” si aggira sui 400 miliardi di euro.
FARE CASSA SUBITO CON I SOLDI DEGLI ITALIANI – Ecco, dunque, l’idea di creare un percorso che consentirebbe sempre allo Stato di mettere subito questa cifra a bilancio per l’abbassamento del debito pubblico in attesa di fare davvero “cassa” con le vendite all’incanto degli immobili. Nella pratica: verrebbero chiesti ai cittadini appartenenti ad una determinata fascia di reddito (si sta parlando di quelli medio alti) di “prestare” allo Stato una cifra (probabilmente corrispondente ad una percentuale sul reddito lordo) che sempre lo Stato assicurerebbe attraverso la creazione di un apposito Fondo della Cassa Depositi e Prestiti e all’emissione di una sorta di “cambiale” che poi potrà essere utilizzata o con finalità di sgravi fiscali oppure per riottenere la cifra sborsata (con un minimo d’interesse) come se si incassasse un qualsiasi altro titolo di Stato. Si parla – a quanto si apprende – di cifre piuttosto modeste che, però, spalmate su una fascia di italiani sicuramente ampia, potrebbero consentire di raggiungere l’obiettivo. E’ chiaro che la misura fiscale che verrà utilizzata e il meccanismo che il governo vorrebbe creare per rispondere all’Europa, anche sotto il profilo dell’abbattimento del debito, sono allo studio di fattibilità da parte di più ministeri coinvolti, ma è anche vero “che altro modo per raccogliere denaro e abbassare il debito – ragionava ad alta voce ieri alla Camera una fonte vicina al ministro Passera – non c’è; ci si deve inventare per forza qualcosa”. La sensazione è che Monti sia intenzionato a provare tutto pur di portare a termine questa partita. Anche nella consapevolezza che nessuno dei suoi predecessori è mai riuscito in nulla del genere. Almeno non per il bene dell’Italia.
Politica
Monti rischia di non arrivare al 2013 e accelera: in arrivo manovra da 40 miliardi
Il premier si sfoga con Napolitano, che lo invita a "fare presto": prima dell'asta dei bot potrebbe arrivare una nuova super-finanziaria. Intanto, per chiudere la voragine del debito pubblico, i tecnici rispolverano le dismissioni degli immobili care a Tremonti. Ma per fare cassa subito si pensa a un "prestito" da chiedere agli italiani con redditi medio-alti, da ripagare appunto con la cessione del patrimonio
SUPER MANOVRA ENTRO APRILE – Così l’altro giorno al Quirinale, il Presidente del Consiglio si sarebbe lasciato andare ad uno sconcertato “così non si va avanti”, subito rintuzzato da Napolitano con un “allora facciamo presto”. Ecco, per mettere davvero in salvo i conti italiani prima di una (prossima) campagna elettorale che si annuncia senza esclusione di colpi bisognerà fare ancora qualche passo importante sul fronte economico. A quanto si apprende, allo studio dei tecnici del ministero dell’Economia (ma anche sotto la lente dell’intero governo, seppur per fasce diverse a seconda delle competenze) ci sarebbe una nuova manovra economica da fare entro fine aprile, prima della celebrazione di un’importante asta dei bot. La cifra che viene sussurrata nei corridoi dei palazzi della politica è raggelante: 40 miliardi di euro. Difficile pensare dove potrà essere individuata questa cifra, viste anche le resistenze della politica (e la minaccia di Berlusconi di “staccare la spina al governo a fine gennaio”, almeno secondo quanto raccontato da Nucara e Rotondi), ma la priorità di Monti sembra quella di rispondere appieno almeno ad uno dei punti contenuti nella lettera inviata dalla Bce al governo Berlusconi a fine luglio scorso e mai ritirata: abbassare il più possibile il debito pubblico.
CHIUDERE LA VORAGINE-DEBITO PUBBLICO – A ottobre la voragine del debito pubblico italiano ha raggiunto quota 1.909,192 miliardi di euro, oltre il 120% del Pil, comunque il doppio di quanto previsto in ogni trattato europeo. Dunque, archiviata la manovra, che è servita – secondo i tecnici del ministero del Tesoro – a “pagare almeno una parte degli interessi”, per il governo Monti si apre,quindi, la prima vera sfida. E’ un imperativo a cui l’Italia non può fuggire e nel governo si punta ad una riduzione graduale del 10, massimo 20%, il modo da raggiungere quota 100% del Pil. Un obiettivo ambizioso, che necessita della raccolta di una cifra enorme. La stessa, a detta dei tecnici del Tesoro, che si sarebbe potuta ottenere attraverso una massiccia patrimoniale unita ad una Tobin Tax di altrettante, robuste, proporzioni. Il problema è che entrambe le misure sono impossibili da varare nella composizione politica dell’attuale Parlamento. In poche parole: la maggioranza (ora costituita da Pdl, Terzo Polo e Pd) una patrimoniale davvero incisiva non la voterà mai. Nel Pdl la convinzione è granitica, in zona Casini e Bersani molto meno, ma comunque il governo si troverebbe con numeri troppo traballanti. E anche la minaccia della Tobin Tax, sventolata l’altro giorno da Monti durante la seduta fiume al Senato della scorsa settimana, è sembrato più un modo per intimorire le forze politiche piuttosto che un’idea concreta da perseguire. D’altra parte Monti, sempre a palazzo Madama parlando con i suoi, si era lamentato del fatto che “con queste forze politiche il dialogo è praticamente impossibile, facciamo quello che possiamo, ma non so fino a che punto potremo arrivare”.
IMMOBILI DELLO STATO IN VENDITA – Di certo, Monti non mollerà comunque l’idea di “salvare l’Italia”, anche a costo di imporre nuove misure fortemente impopolari. E una è in fase di progettazione. Tra marzo e aprile (ovvero prima dell’ultima asta dei titoli nazionali) gli italiani potrebbero essere chiamati ad anticipare gli incassi delle complesse dismissioni e alienazioni degli immobili pubblici. Sulla carta è anche previsto un rimborso da parte dello Stato o una detrazione della cifra sborsata. Si sta parlando, ovviamente, di qualcosa che, al momento, è nella prima fase di elaborazione, visto che mai prima si è anche solo ipotizzato una dismissione su così ampia scala del patrimonio pubblico così come, invece, sarà necessario fare nel prossimo futuro. E in una situazione di forte crisi economica che potrebbe non garantire allo Stato la possibilità di “vendere bene” gli immobili per mancanza di liquidità generale. Si sta parlando, comunque, di oltre 543 mila unità immobiliari di proprietà dello Stato, per oltre 222 milioni di metri quadrati, per un valore che oscilla tra 239 e 319 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti 776 terreni, per oltre 13 miliardi di metri quadrati, che valgono tra gli 11 e i 49 miliardi (le stime sono della commissione Finanze della Camera) e che però non si sa se verranno messi all’incanto come gli immobili. La cifra che, infatti, ipotizzavano fonti governative come possibile “introito” si aggira sui 400 miliardi di euro.
FARE CASSA SUBITO CON I SOLDI DEGLI ITALIANI – Ecco, dunque, l’idea di creare un percorso che consentirebbe sempre allo Stato di mettere subito questa cifra a bilancio per l’abbassamento del debito pubblico in attesa di fare davvero “cassa” con le vendite all’incanto degli immobili. Nella pratica: verrebbero chiesti ai cittadini appartenenti ad una determinata fascia di reddito (si sta parlando di quelli medio alti) di “prestare” allo Stato una cifra (probabilmente corrispondente ad una percentuale sul reddito lordo) che sempre lo Stato assicurerebbe attraverso la creazione di un apposito Fondo della Cassa Depositi e Prestiti e all’emissione di una sorta di “cambiale” che poi potrà essere utilizzata o con finalità di sgravi fiscali oppure per riottenere la cifra sborsata (con un minimo d’interesse) come se si incassasse un qualsiasi altro titolo di Stato. Si parla – a quanto si apprende – di cifre piuttosto modeste che, però, spalmate su una fascia di italiani sicuramente ampia, potrebbero consentire di raggiungere l’obiettivo. E’ chiaro che la misura fiscale che verrà utilizzata e il meccanismo che il governo vorrebbe creare per rispondere all’Europa, anche sotto il profilo dell’abbattimento del debito, sono allo studio di fattibilità da parte di più ministeri coinvolti, ma è anche vero “che altro modo per raccogliere denaro e abbassare il debito – ragionava ad alta voce ieri alla Camera una fonte vicina al ministro Passera – non c’è; ci si deve inventare per forza qualcosa”. La sensazione è che Monti sia intenzionato a provare tutto pur di portare a termine questa partita. Anche nella consapevolezza che nessuno dei suoi predecessori è mai riuscito in nulla del genere. Almeno non per il bene dell’Italia.
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di Rotondi
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.